Una storia molto antica
I primi oggetti di argento risalgono addirittura a circa 4.000 anni prima di Cristo e sono stati ritrovati in Anatolia e in Persia.
Per gli Egiziani l'oro e l'argento erano simili e figli dello stesso padre, il piombo, idea ripresa molti secoli dopo dagli alchimisti che partivano dal piombo per cercare di ottenere l'oro. La somiglianza tra i due metalli era evidenziata dalla loro scrittura geroglifica: il geroglifico dell'argento rispetto a quello dell'oro ha in più un piccolo segno verticale spesso associato al colore bianco. Quindi la traduzione sarebbe argento = oro bianco.
La maggiore disponibilità di metallo era soprattutto dovuta alla scoperta della coppellazione, una particolare lavorazione metallurgica che permetteva di ottenere grandi quantità d'argento dalla lavorazione del piombo.
La coppellazione avveniva fondendo il minerale di piombo in presenza di aria in un crogiolo poroso e resistente al calore: il piombo si ossida e si liquefà, solubilizzando tutte le impurezze, e viene lentamente assorbito dal recipiente poroso mentre, come scriveva Plinio, "l'argento galleggia in superficie come l'olio sull'acqua".
Questo procedimento si diffuse in tutto il Mediterraneo. I Greci coltivarono le miniere di Laurion facendo scavare agli schiavi 2.000 pozzi profondi fino a 100 m: l'argento di queste miniere consentì ad Atene di avere a disposizione notevoli ricchezze.
I Fenici estraevano tanto argento dalle miniere spagnole da riempire completamente le stive delle loro navi. La leggenda racconta che per questo motivo eliminavano le ancore di piombo e le sostituivano con altre d'argento.
I Romani usarono largamente l'argento per coniare le monete e, da allora fin quasi ai nostri giorni, l'argento divenne il più diffuso metallo per gli scambi commerciali. Inoltre venne usato per servizi di posate e piatti della ricca aristocrazia romana, di cui ci restano importanti testimonianze. In seguito, in età medievale, sia in Occidente sia nella civiltà bizantina, l'argento venne soprattutto utilizzato per le suppellettili religiose e più avanti ebbe una considerevole parte nell'attività dei maggiori orafi rinascimentali come il Pollaiolo e il Verrocchio, che realizzarono in argento alcuni dei loro capolavori.
Un metallo nobile ma che lega bene con gli altri metalli
L'oro che risplende nelle gioiellerie contiene sempre argento: la sua presenza è indispensabile perché l'oro puro è troppo morbido e si scalfisce con facilità. Anche gli oggetti d'oro più fini contengono una notevole quantità d'argento: l'oro a 18 carati contiene 750 parti di oro su 1.000: il resto è argento o rame.
L'argento fa lega anche con altri metalli, in particolare con il rame nelle monete. Anche gli oggetti d'argento sono spesso una lega: dietro le posate d'argento è inciso il titolo (cioè la percentuale) dell'argento, espresso anche questa volta in millesimi.
Tuttavia l'argento se la cava benissimo anche da solo: molti oggetti possono essere in argento puro. Come l'oro, anche l'argento si usa per ricoprire oggetti (argentatura) fatti con metalli meno nobili e quindi più deteriorabili.
Anche i composti dell'argento sono molto utilizzati, soprattutto il nitrato d'argento, che viene usato nelle pellicole fotografiche perché è fotosensibile e si annerisce (come altri sali d'argento) quando è colpito dalla luce, rendendo l'immagine al negativo.
Pulire l'argento… con l'alluminio
Al contrario dell'oro, che resta inalterato per sempre, l'argento invecchiando perde lucentezza. Anche se non forma la ruggine come il ferro, sulla sua superficie compaiono brutte macchie scure di ossido e di solfuro d'argento, che si forma per reazione con l'anidride solforosa, prodotto tipico dell'inquinamento atmosferico. Già Plinio il Vecchio (23-69), nella sua Storia naturale, il più importante testo di scienze dell'antichità, scriveva che "l'argento annerisce anche con il rosso d'uovo sodo".
Il motivo, che Plinio non conosceva, è che il rosso d'uovo contiene composti in cui è presente lo zolfo.
Di solito l'argento si pulisce con prodotti a base di ammoniaca, un po' tossici. Ma si può ricorrere a un sistema del tutto innocuo.
Foderiamo un recipiente con carta d'alluminio e riempiamolo con acqua calda salata; quindi immergiamo l'oggetto d'argento da pulire. Dopo qualche ora tiriamolo fuori: vedremo che sarà diventato più lucente mentre lo strato di alluminio apparirà più scuro. L'effetto è migliore passando sull'argento un foglio di carta da cucina.
La spiegazione è che l'alluminio, metallo meno nobile, reagisce sottraendo ossigeno e zolfo all'argento che ritorna allo stato non ossidato. Il sale agevola questa trasformazione.